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I motivi per cui detenere Bitcoin sono numerosi, e sebbene molti siano inizialmente attratti da questo strumento per i potenziali profitti, basta approfondire un poco per rendersi conto dell’incommensurabile importanza del network creato da Satoshi Nakamoto.

In questa guida esploreremo come diventare in poche ore dei Bitcoin Node Operator. Un ruolo cruciale nell’ecosistema di Bitcoin, che vede la decentralizzazione tra le caratteristiche chiave del suo funzionamento. Soprattutto impareremo come farlo facilmente, con pochi mezzi, e virtualmente a costo zero.

Discuteremo varie configurazioni. Nello scenario presentato tutto ciò che serve è una macchina dedicata con almeno 8 gigabyte di ram e 1 terabyte di disco fisso.

Partiremo introducendo le ragioni per cui gestire un nodo è importante, e rispolverando un riepilogo sul funzionamento del network di Bitcoin. Chi già conosce questi aspetti può passare direttamente alla guida di installazione.

Punti Chiave:

Nel modello originale di Satoshi la semplicità di creazione e gestione di un nodo è un requisito fondamentale per l’adozione di massa del protocollo.

Mentre l’utilizzo dell’implementazione Bitcoin Core è possibile anche sul proprio pc personale e per una manciata di ore al giorno, operare seriamente un nodo presuppone una macchina dedicata che funzioni 24/7.

E’ possibile creare un proprio nodo con dispositivi dai requisiti minimi, come vecchi pc o server dal costo irrisorio.

Gestire un nodo contribuisce alla decentralizzazione, sicurezza e integrità del network.
Operare un nodo non permette di minare nuovi Bitcoin e quindi non garantisce profitti. I costi di gestione sono limitati al consumo di elettricità del pc e alla manutenzione dello stesso.
Tra i numerosi incentivi abbiamo quello della sicurezza di avere una copia personale di ogni transazione, e quello della completa privacy: tutte le operazioni e le verifiche su blockchain explorer sono effettuate attraverso il proprio nodo, rendendo impossibili monitoraggi di terze parti.
E’ inoltre possibile collegare al nodo i propri wallet e quindi inoltrare e validare transazioni in autonomia senza dover ricorrere a servizi esterni.
In questa guida vedremo come installare il sistema operativo gratuito Umbrel OS su una qualsiasi macchina e come usarlo per gestire non solo un nodo Bitcoin ma anche importanti applicazioni accessorie come Electrum Server, Mempool Explorer, Ghostfolio o BtcPay.
Gestire un nodo Bitcoin è anche una forma di attivismo politico, per contribuire a contrastare limiti, contraddizioni e soprusi del sistema monetario corrente.

 

Una Missione Fondamentale:

Non è un caso che nel primo blocco minato della storia di Bitcoin, il suo inventore, Satoshi Nakamoto, abbia incluso un messaggio riferito a un articolo del quotidiano britannico Times, che diceva: ‘The Times 3 Gennaio 2009. Cancelliere sull’orlo di un secondo salvataggio per le banche’.

In una sola frase è sintetizzata la ragione alla base della sua creazione e la tesi a supporto della sua fondamentale importanza nel mondo contemporaneo, dominato – o 15 anni dopo sarebbe forse meglio dire sopraffatto – dal potere fuori controllo della finanza.

Ognuno ha la libertà di fare le proprie ricerche e stabilire come funziona il sistema monetario internazionale, come le banche centrali creano soldi, come la moneta legale è sempre meno correlata al valore concreto dei beni e servizi che dovrebbe rappresentare, e come, perso anche l’ancoraggio con l’oro, è venuto meno l’ultimo impedimento alla stampa di denaro infinito da parte delle banche centrali.

E così il deficit delle più potenti nazioni al mondo è esploso per andare a finanziare guerre interminabili a scapito di situazioni domestiche sempre più spolpate di benessere e diritti.

Non ci sono soldi? I soldi non ci sono per eliminare fame nel mondo, senzatetto, povertà e per costruire/mantenere infrastrutture di utilità pubblica. Per fare guerre e speculare ce ne sono magicamente in quantità illimitata. Basta osservare gli avvenimenti degli ultimi anni e il formidabile livello di ipocrisia e corruzione che hanno messo a nudo.

Cosa c’entra Bitcoin? C’entra perché le innumerevoli, interminabili, inutili guerre, smascherate ad esempio da Julian Assange e Wikileaks, mentre arricchiscono senza limiti una minuscola oligarchia, condizionano e nel peggiore dei casi distruggono il futuro di miliardi di persone.

E non sarebbero state finanziabili a un tale livello estremo con un sistema monetario ancorato a valore concreto, misurabile, finito (come l’oro è stato per migliaia di anni), al quale rapportarsi per prendere decisioni in termini di spesa militare.

Naturalmente questa è una semplificazione, e i fattori sono molteplici. Tuttavia si tratta di un’analisi che rappresenta un buon punto di partenza per chi da decenni vive nel mondo delle favole costruito ad arte dai media di massa.

Bitcoin è quindi non solo uno strumento finanziario, ma anche, come è facile comprendere, uno strumento fortemente politico, in grado di fornire i mezzi per opporsi a decisioni alle quali quasi nessun cittadino occidentale ha preso parte, pur subendone le gravi conseguenze.

Questa premessa è essenziale per prendere coscienza del fatto che un semplice progetto come far girare un nodo Bitcoin privatamente può essere un atto di attivismo/ribellione contro certe forze senza controllo, e un contributo tutt’altro che minuscolo per cambiare le cose in una direzione più sana, per il bene delle generazioni future. In modo che abbiano tempo per fare altro oltre a risanare i debiti e i danni fatti da quelle precedenti.

I vantaggi aggiuntivi, quelli tradizionalmente spiegati dai sostenitori di Bitcoin, sono poi innumerevoli:

  • La sicurezza di mantenere una copia personale di tutte le transazioni mai avvenute.
  • Il contribuire alla decentralizzazione, sopravvivenza e solidità della rete.
  • La possibilità di utilizzare i propri wallet per effettuare e verificare transazioni interfacciandosi con la propria copia privata della blockchain.
  • La privacy di poter monitorare le proprie transazioni e indirizzi senza essere profilati dai gestori degli explorer di terze parti.
  • Il giocare un ruolo nel far rispettare le regole di Bitcoin. Se viene proposto un fork con cui non si è d’accordo, la gestione di un nodo consente di opporsi al cambiamento e di continuare a sostenere le regole esistenti (ad esempio la limitazione del numero massimo di Bitcoin a 21 milioni), proteggendo così il proprio investimento.
  • La consapevolezza di stare gestendo, a casa propria, l’equivalente dei server delle banche centrali del sistema monetario mondiale.

Come Funziona l’Ecosistema:Bitcoin è una moneta digitale decentralizzata, che funziona senza l’ausilio di alcuna autorità centrale o governativa. Si affida invece a un modello peer-to-peer per facilitare le transazioni, che sono salvate su un registro (ledger) pubblico chiamato blockchain.

La blockchain è mantenuta da una rete di computer chiamati nodi, ognuno dei quali contiene una copia completa del ledger e verifica le transazioni mediante complessi processi matematici e usando la crittografia per impedire attività fraudolente.

Come spiegato in Cos’è e Come Funziona Bitcoin, esistono due tipi principali di nodo, i miner e i validatori:

  • Miners: i nodi per il mining sono dei full-node che integrano dispositivi ad elevata potenza di calcolo, in grado di competere per l’aggiunta di nuovi blocchi alla blockchain. Quando si aggiudicano la possibilità di confermare le ultime transazioni aggiungendole alla blockchain, ottengono nuovi Bitcoin come ricompensa.
  • Full-Nodes (validatori): sono nodi completi che mantengono una copia integrale della blockchain e verificano che le regole del protocollo siano rispettate in ogni transazione e blocco. Sono oggetto di questa guida, e servono a validare le transazioni e distribuire il network in modo capillare contribuendo alla decentralizzazione di Bitcoin.  

A questi si aggiungono i pruned node e i nodi lightweight, che per praticità o per applicazioni specifiche conservano solo l’ultima parte della blockchain, riducendo di molto lo spazio impiegato su disco.

Mentre per gestire un nodo miner sono necessari costosi computer e ingenti risorse energetiche (il che non significa che Bitcoin ha un elevato impatto ambientale), i nodi validatori sono alla portata di tutti e giocano un ruolo fondamentale, in quanto come visto contribuiscono alla decentralizzazione e sicurezza del network.

Il numero di nodi della rete Bitcoin è di gran lunga superiore a quello di tutte le altre criptovalute e attualmente fanno parte del network circa 20.000 nodi (anche se contando quelli dietro Tor si stima ne esistano in realtà tre volte tanto).

Per avere una misura dell’importanza di questa cifra, pensiamo che Ethereum ne ha circa 7000, Cardano 6000, Dogecoin 6000, Solana 5000, Avax 1500, XRP 600, la Binance Smart Chain 21, Tron 27 (dati aggiornati ad autunno 2024).

Le Opzioni a Disposizione:Amministrare un nodo Bitcoin dovrebbe essere tra gli obiettivi di ogni serio bitcoiner. Come per molti aspetti di questo protocollo, la progettazione fin dall’inizio ha puntato alla massima semplicità di utilizzo e gestione, pur rimanendo entro limiti in grado di garantire sicurezza e decentralizzazione.

Chiunque abbia un pc con dello spazio libero su disco e una connessione a Internet può in pochi passaggi installare Bitcoin Core, l’implementazione più diffusa di Bitcoin, e iniziare a validare transazioni.

Il limite principale è che con la costante crescita delle dimensioni dell’intera blockchain (nel 2024 siamo a circa 700 gigabyte), è diventato sempre meno probabile che l’utente medio faccia girare un nodo Bitcoin sulla propria macchina principale.

E’ vero che esistono soluzioni come il pruning (citato prima), che eliminano gran parte della blockchain e mantengono solo gli ultimi blocchi, ovvero quelli rilevanti per la conferma delle più recenti transazioni e quindi maggiormente utili in un nodo che partecipa al network.

Su bitcoin.org viene inoltre spiegato che anche con solo una manciata di ore al giorno la rete beneficia molto della nostra partecipazione.
La verità però è che un vero nodo, per essere di massimo supporto al network, dovrebbe contenere la blockchain completa ed essere collegato 24 ore al giorno.

L’eleganza (e il genio) del progetto di Satoshi è stata proprio prevedere da subito che se Bitcoin ambiva a svilupparsi in una rete globale di migliaia di nodi, allora era fondamentale che potesse girare anche su dispositivi dalle risorse modeste, gestito da utenti con capacità tecniche minime. In modo da rendere più probabile e rapido il raggiungimento di un’adozione su larga scala.

La comunità globale dei bitcoiner ha da sempre cercato soluzioni per semplificare l’esperienza utente e rendere l’amministrazione di un nodo appetibile a chiunque consapevole dell’importanza del progetto.

Alcune delle opzioni tra cui scegliere sono:

  • Raspberry Pi: uno dei setup più diffusi è quello basato su Raspberry Pi, un minicomputer economico e altamente configurabile, che permette di avviare un nodo partendo da 150 euro di spesa circa.
  • Soluzioni plug and play: MyNode, Start9, Umbrel Server sono tutte soluzioni preconfigurate e pronte all’uso, che semplificano al massimo l’esperienza utente al prezzo di una minor sicurezza (doversi fidare del produttore) e di costi iniziali superiori (tra i 350 e i 1000 euro).
  • Bitcoin Core: l’implementazione più diffusa del protocollo Bitcoin. Completamente gratuita. Sul sito si legge: ‘Se hai una buona connessione Internet, puoi rafforzare la rete Bitcoin facendo girare sul tuo computer o server un portafoglio full-node aprendo la porta 8333. I full-node effettuano le transazioni e le rendono sicure’.

Il problema è che gli aspetti tecnici da comprendere per far girare un nodo sono molteplici e, sebbene non troppo complessi, richiedono tempo e attenzione. Anche solo ‘apri la porta 8333’ per l’utente medio può aprire un grosso punto di domanda che può sembrare insormontabile.

Per questo le soluzioni plug and play e open source sono realizzate con l’intento di automatizzare tutti gli aspetti tecnici e rendere il processo semplice quanto premere un tasto, così da abbattere ogni barriera residua.

Uno dei progetti più riusciti è Umbrel OS, un sistema operativo open source disponibile sia per il server dedicato venduto dall’omonima azienda (a 379 euro), che in versione software del tutto gratuita per chiunque voglia far girare un server privato a casa propria, da installare su qualsiasi macchina in grado di soddisfare i requisiti minimi.

Progettato con in mente Bitcoin e tutte le app ad esso correlate, Umbrel tuttavia non è predisposto per funzionare soltanto come nodo. Nasce innanzitutto come server personale a tutto tondo: un computer sul quale conservare contenuti mediatici, app, e strumenti informatici, che invece di trovarsi nel ‘cloud’ ed essere di proprietà di big tech, funziona a casa nostra e non è soggetto a mining di dati e sorveglianza.

Uno degli slogan spesso ripetuti al riguardo: ‘There is no Cloud. It’s just someone else’s computer’.

In questo server possiamo poi installare a piacere i gustosissimi software disponibili nell’app store interno, tra i quali naturalmente figura Bitcoin Core.

Gli scenari che si addicono all’impegnarsi per realizzare questo piccolo progetto sono diversi:

  • Ho una macchina datata e che non uso più, e potrei farne buon uso trasformandola in un server personale.
  • Detengo dei BTC e voglio monitorarli e trasferirli senza che wallet o explorer traccino ogni mio movimento.
  • Voglio usare i miei portafogli Bitcoin collegandoli a un nodo privato.
  • Capisco l’importanza dell’esistenza di Bitcoin e voglio contribuire alla sua decentralizzazione, partecipando attivamente al protocollo.
  • Ci tengo a tutelare la mia privacy con gli strumenti open source all’avanguardia e gratuiti oggi a disposizione.
  • Mi interessa utilizzare anche il Lightning Network e aprire un nodo Lightning.
  • Voglio sperimentare con la gestione dei pagamenti in Bitcoin mediante strumenti come BtcPay.

Creazione del Nodo:Passiamo alla pratica. Ecco cosa serve per realizzare il nostro nodo.

I requisiti minimi della macchina sono almeno 8gb di ram (idealmente 16 gb) e non meno di un 1 tb di memoria a stato solido (idealmente 2 terabyte, in modo da essere a posto come minimo per una decina di anni, considerato che la blockchain aumenta di circa 50 gigabyte all’anno).

Anche un hard disk tradizionale può andare, a patto che la velocità di accesso al disco sia superiore ai 100 megabyte al secondo. Per il resto una cpu anche datata o poco performante farà egregiamente il lavoro richiesto.

Per quanto riguarda la connessione non è necessario che sia ultraveloce, bastano 50 kilobyte al secondo. Tuttavia se il traffico a disposizione è limitato, allora far funzionare un nodo può diventare problematico.

Bitcoin Core raccomanda un minimo di 5-7 gigabyte al giorno a disposizione, per un consumo di circa 200 giga al mese in upload e 20 giga in download. Fortunatamente oggi lo standard delle connessioni in Italia è il traffico illimitato.

Idealmente, se abbiamo un pc inutilizzato o un portatile di vecchia data che ci avanza, potremo avviare il nostro progetto letteralmente a costo zero.

Per questa guida useremo un portatile Macbook Pro del 2014 (modello mid 2012), sul quale è stato fatto un upgrade a 16 giga di ram e 1 terabyte di ssd. Valore complessivo della macchina circa 250 euro.

Le istruzioni che seguono sono adatte per qualsiasi altra soluzione hardware, come ad esempio il sopracitato Raspberry Pi, oppure un vecchio server, un pc Windows o un fisso.
Se dobbiamo acquistare una macchina usata, teniamo presente che non sono necessarie periferiche: niente monitor, mouse e tastiera. Tutto ciò che serve è una porta usb e una porta ethernet per la connessione. Online abbondano le offerte di server usati che soddisfano i requisiti descritti per 100-150 euro.
Riepilogando:
  • 8 giga di ram.
  • 1 tera di hard disk (accesso disco minimo 100 mega al secondo).
  • Traffico Internet illimitato (velocità minima 50 kilobyte al secondo).
  • Almeno 1 porta usb.
  • 1 porta ethernet.
  • Non servono monitor, mouse e tastiera.

Andiamo sul sito https://umbrel.com, e visitiamo la pagina di Umbrel Os https://umbrel.com/umbrelos. Scrolliamo in fondo fino a trovare il link alla pagina GitHub ufficiale con gli installer: https://github.com/getumbrel/umbrel.

Qui troviamo 3 opzioni:

  • Installazione su Raspberry Pi.
  • Installazione su Virtual Machine.
  • Installazione su sistema x86 (architettura della maggior parte dei pc).

Selezioniamo quest’ultima opzione e clicchiamo su ‘latest umbrelOS USB installerper scaricare l’installer, che è un file con estensione ‘.iso’.

Verifichiamo di essere sui siti ufficiali e di scaricare solo attraverso i link descritti, per evitare di incappare in software compromessi o contenenti malware.

A questo punto ci serve una chiavetta usb di almeno 4 giga sulla quale salvare il software di installazione.

Il processo di creazione della chiavetta è semplice e richiede l’utilizzo dell’applicazione Balena Etcher, disponibile gratuitamente al seguente link in versione Windows, MacOs e Linux: https://etcher.balena.io.

Apriamo l’app Balena Etcher e inseriamo la chiavetta nel nostro pc (non il computer che useremo per il nodo). Ora selezioniamo il file .iso contenente il sistema operativo Umbrel, scegliamo il dispositivo su cui copiarlo (la chiavetta usb inserita) e clicchiamo suflash‘ per avviare il processo, che richiede qualche minuto.

Assicuriamoci di selezionare la chiavetta giusta. Qualunque disco avremo selezionato (incluso l’hard disk principale del nostro pc…) verrà cancellato da Balena Etcher per copiarci l’installer di Umbrel!
Prima di operazioni del genere per sicurezza si raccomanda sempre di fare un backup completo della propria macchina.

Siamo pronti per installare Umbrel sulla macchina dedicata. E’ buona pratica formattare il disco prima di procedere, usando un qualsiasi software nativo di disk utility e selezionando il formato ExFat o Ext4 se disponibile.

Ad esempio su Mac basta avviare il pc tenendo premuti i tasti ‘cmd’ e ‘r’. Aprendo ‘Disk Utility’ nella pagina che compare è possibile formattare il drive interno.

Su pc Windows invece è sufficiente tenere premuto il tasto ‘F11’ all’avvio (per alcuni produttori F9, F10 o F12) e selezionare le utilità disco.

Fatto questo spegniamo la macchina, inseriamo la chiavetta nella porta usb, e riaccendiamola assicurandoci che si avvii facendoci scegliere il dispositivo da cui leggere il sistema operativo.

Su Mac questo è possibile tenendo premuto il tasto ‘alt’ fino alla comparsa della schermata con l’elenco dei dispositivi, e su pc di nuovo con il tasto ‘F12’ (ma, come sopra, verifichiamo per la specifica macchina qual’e il tasto per accedere all’elenco dei dispositivi di avvio disponibili).

Selezioniamo la chiavetta contenente Umbrel OS e procediamo. Saremo accolti dalla pagina di benvenuto dell’installer, che mostra un elenco dei dischi tra cui scegliere e ci avvisa che il disco selezionato sarà cancellato.

Dovremmo vedere come minimo due dischi, ovvero il drive interno e la chiavetta usb di Umbrel.

Tipicamente il disco interno si riconosce anche per la dicitura ‘sda’, mentre gli altri saranno ‘sdb’, ‘sdc’ e così via. Per ogni drive compare anche la dimensione (il disco da 1 tera potrebbe essere indicato come 900 e qualcosa giga).

Selezioniamo il drive interno digitando il numero corrispondente (1 per sda) e premiamo enter.

Il processo di installazione è del tutto automatico e in qualche minuto verrà completato. A quel punto potremo spegnere il pc premendo un tasto qualsiasi.

Rimuoviamo la chiavetta usb. Assicuriamoci che il cavo ethernet sia collegato alla rete (se disponibile) e premiamo di nuovo il pulsante di accensione.

Attendiamo circa 5 minuti affinché il sistema operativo si avvii e completi tutte le configurazioni automatiche del network.

A quel punto il nostro server Umbrel sarà raggiungibile da qualsiasi altro pc connesso allo stesso network, digitando in un browser l’indirizzo http://umbrel.local.

Il server e il nodo Bitcoin saranno interamente gestibili tramite browser a tale indirizzo.

Ricordiamo che Umbrel OS è progettato come server, e quindi pensato per essere installato in dispositivi che non prevedono un monitor integrato o altre periferiche.
Se usiamo un portatile come in questa guida, il suo monitor non potrà essere usato per interagire con Umbrel OS ma solo per collegarsi al sistema operativo sottostante mediante terminale Linux.
Di fatto lo possiamo ignorare e lasciare il monitor spento, in quanto useremo il nostro nodo esclusivamente tramite pc e smartphone collegati alla rete domestica.

Se il link non funziona possiamo provare http://umbrel. (su Windows) oppure collegarci al pannello di amministrazione del nostro router per scoprire l’indirizzo IP assegnato alla macchina. Ad esempio 192.168.1.13, il che rende l’indirizzo da digitare nel browser per raggiungere Umbrel http://192.168.1.13.

Un’ulteriore possibilità per rilevare l’indirizzo IP assegnato è accedere al terminale interno della macchina, con le credenziali default user ‘umbrel’ e password ‘umbrel’ (o la password inserita nel pannello di controllo se già lo abbiamo fatto), e digitare il comando ‘hostname -I’ per mostrare l’indirizzo IP.

Come notiamo gli indirizzi di accesso sono tutti http (Hypertext Transfer Protocol) e non https (Hypertext Transfer Protocol Secure, ovvero criptato). La ragione è che trattandosi di collegamenti sempre interni al nostro network domestico non c’è ragione di criptare i dati trasmessi (o almeno così sostengono gli sviluppatori…).

I browser moderni mostrano un alert quando si prova a visitare un indirizzo non https. Possiamo bypassare il filtro e procedere tranquillamente, trattandosi di un sito nella nostra rete e del quale conosciamo l’origine.

Per quanto riguarda invece il traffico verso l’esterno, Umbrel lavora esclusivamente attraverso il circuito Tor (The Onion Router), e imposta automaticamente il network in modo che ogni contatto col web avvenga su Tor. In questo modo ogni attività online correlata al nostro Umbrel, incluso il download della blockchain di Bitcoin, sarà del tutto anonima.

In Italia usare Tor e scaricare e gestire un nodo Bitcoin è perfettamente legale.

Installare le App:Una volta digitato il corretto indirizzo siamo pronti per accedere al pannello di controllo.
Saremo accolti da una pagina di benvenuto, sulla quale cliccare ‘Start’.

Per prima cosa saremo invitati a creare un account, ovvero dare un nome al nostro nodo (‘Nodo Bitcoin’ nell’immagine dimostrativa) e inserire una password, che servirà per proteggere l’accesso al nodo da altri utenti che fanno parte della rete Internet domestica.

La pagina principale di Umbrel è pulita e intuitiva. In basso abbiamo 5 icone, cliccando sulle quali accediamo ai relativi servizi:

  • Home.
  • App store.
  • Impostazioni.
  • Monitoraggio attività di sistema.
  • Gestione widget della pagina principale.

Siccome a inizio installazione la lingua di default è l’inglese, chi vuole interagire in italiano può cliccare subito l’icona centrale (impostazioni) e scorrere in basso fino a trovare ‘language’, per poi selezionare ‘italiano’ (al momento non tutti i testi sono tradotti, è normale vedere ancora delle sezioni in inglese).

Tra le impostazioni troviamo numerose altre opzioni, di facile interpretazione, tra cui la possibilità di uscire dal pannello, riavviare/spegnere il nodo, cambiare sfondo, cambiare nome/password, aggiungere l’autenticazione a 2 fattori e accedere al terminale.

A questo punto possiamo cliccare sulla seconda icona da sinistra, quella dell’app store.

L’app store offre una moltitudine di applicazioni progettate specificamente per Umbrel, ma che nella maggior parte dei casi sono versioni adattate di software rinomati e di grande utilità nei più svariati settori.

Per installare un’app basta cliccare sull’icona corrispondente. Le app installate saranno organizzate e selezionabili nella home del nostro server, ognuna accessibile e gestibile in una nuova pagina del browser.

Naturalmente la prima app che ci interessa installare è Bitcoin Core. Non dobbiamo fare altro che cliccare sull’icona arancione con dicituraBitcoin Nodee poi nella pagina che si apre suInstalla‘. In un attimo l’applicazione verrà installata e inizierà il processo di download dell’intera blockchain nella memoria interna del server.

Questo è un passaggio fondamentale. Per essere sicuri dell’integrità della blockchain non possiamo scaricarla da altre fonti e poi impiegarla nel nostro nodo. Dobbiamo lasciare che il server scarichi e verifichi ogni singolo blocco, a partire dal primo minato nel 2009, fino all’ultimo aggiunto 10 minuti fa.

E’ un processo lento, ma che per fortuna va fatto una volta sola. In base alla nostra velocità di connessione può richiedere da 2-3 giorni fino a un paio di settimane.

Lasciamo il nodo acceso, e aspettiamo che download e verifica vengano terminati.

Appena completato il processo la barra di progresso raggiungerà il 100%, e indicherà il numero di peer collegati al nostro nodo (10-12 è un’ottimo valore), la dimensione della blockchain, i blocchi minati, l’hashrate corrente e la dimensione della mempool.

Premendo il tasto ‘Connect’ verranno mostrate le credenziali per collegare i nostri wallet al nodo personale. Di fianco al pulsante Connect troviamo inoltre l’accesso alle impostazioni avanzate, adatte ai più esperti per una messa a punto ancora più specifica del nodo.

Le app da avere assolutamente variano in base all’utilizzo che intendiamo fare del nodo:

  • Se ci interessa semplicemente far girare un nodo personale, allora è sufficiente installare Bitcoin Core.
  • Se vogliamo usare il nodo per collegarci ai nostri wallet, allora possiamo aggiungere app come
    Electrum Server, Blue Wallet, Samurai Wallet, Specter o Blockstream Jade, tra le tante.
  • Mempool Explorer è uno strumento fondamentale, un blockchain explorer privato col quale possiamo navigare in tutto lo storico di Bitcoin senza terze parti che sorveglino indirizzi e transazioni di nostro interesse.
  • Per chi vuole gestire anche un nodo Lightning Network, sono disponibili non solo l’implementazione LND, ma anche tutte le più rinomate app di gestione dei nodi Lightning, come ThunderHub, Ride the Lightning o LNbits.
  • Se vogliamo sbarazzarci degli invadenti portfolio tracker di terze parti, possiamo usare soluzioni come Ghostfolio o Rotki e monitorare l’andamento dei nostri investimenti in totale privacy.
  • E’ possibile anche creare un proprio terminale BTCPay Server, da collegare a Bitcoin Core, per gestire personalmente i pagamenti in Bitcoin sui propri negozi online, sia onchain che su Lightning Network.
Se oltre al nodo Bitcoin, che occupa circa 700 giga e aumenta di circa 50 gb all’anno, vogliamo usare altre app, avere 1 terabyte di archivio comincia a diventare limitante. 2 terabyte è una soluzione più flessibile, ed è infatti lo standard in tutti gli Umbrel Home hardware (16 gb di ram e 2 tb di ssd).

Abbiamo poi innumerevoli applicazioni di uso generale, che come spiegato essenzialmente trasferiscono servizi tipicamente residenti nel cloud sul nostro server personale: dalle app per la gestione di media (film, foto, musica, libri), a quelle di domotica per la casa, a quelle di networking (Torproxy, Wireguard, Tailscale) a quelle di intelligenza artificiale (LlamaGPT, ChatBOT), a strumenti di IT per programmare, ai social network decentralizzati, fino a software open source di grande utilità come Duplicati, Calibre, LibreOffice e Passky.

L’app store ospita decine di nuove app ogni mese, e permette di trovare tutto ciò che può servire per trarre il massimo dal nostro nodo. Tutto gratuito, open source e costantemente aggiornato.

E, ribadiamolo, ciò che gira nel nostro server è per definizione privato, non monitorabile, sicuro. Non è un caso che siano in molti a sostenere che i server privati sono il futuro.

Usare il Nodo con Wallet:Se è nostra intenzione usare il nodo in abbinamento ai nostri wallet, è sufficiente nelle impostazioni del wallet specifico (ammesso che supporti questa funzionalità) inserire le credenziali del nodo. Ad esempio Trezor Suite offre questa possibilità.

Selezionando Impostazioni, Cripto, Bitcoin, Server Personalizzato Electrum, possiamo inserire l’indirizzo del nostro nodo (ottenibile cliccando su ‘Connetti’ nel pannello di Bitcoin Core, come spiegato prima) e usarlo così come backend per tutte le transazioni effettuate in Trezor.

Molti wallet, tra cui Trezor, richiedono Electrum come server per la gestione del portafoglio. E’ sufficiente installare anche questa app in parallelo a Bitcoin Core per avere questa funzionalità a disposizione.
Usare un Blockchain Explorer Integrato:Non appena il nodo ha raggiunto il 100% di sincronizzazione possiamo dire addio ai blockchain explorer di terze parti, come Blockchain.com, Blockchair o Blockscan.

Come discusso questi servizi, seppur fondamentali per ogni investitore in Bitcoin, sfruttano i dati inseriti dagli utenti per tracciare, filtrare e organizzare le informazioni, facendo buon uso della totale trasparenza del network, ma a discapito della privacy di chi li usa.

Usando in Umbrel app come Mempool o BTC RPC Explorer, ogni volta che controlliamo il saldo di un nostro indirizzo o lo stato di una transazione staremo consultando la nostra copia personale della blockchain, e nessuno potrà quindi collegare il nostro operato a indirizzo IP e identità.

Un abisso in termini di privacy rispetto ai servizi tradizionali.

Manutenzione:Un ulteriore aspetto positivo di Umbrel è che necessita di pochissima manutenzione. Gli aggiornamenti delle app non sono troppo invadenti (in media su base bimestrale), e gli upgrade del sistema operativo avvengono un paio di volte all’anno.

Rimane solo da considerare che il server rimarrà acceso 24 su 24 e andrà quindi posizionato in ambiente fresco e lontano da situazioni dove i rumori delle ventole potrebbero dare fastidio.

In caso di mancanza di corrente la batteria di un portatile funzionerà da UPS (gruppo di continuità) integrato. In caso invece di assenza di collegamento a Internet, non appena la linea viene ripristinata il nodo si ricollega e porta a pari con la blockchain senza alcun intervento da parte nostra.

Dal punto di vista del consumo energetico, lasciare un pc sempre collegato con un nodo Bitcoin in funzione costa indicativamente tra i 5 e i 10 euro al mese di corrente. Per calcolare la cifra esatta basta moltiplicare la potenza consumata ogni ora dal server per il costo al kilowatt, per 720, le ore in un mese.
Backup:Rimane la questione dei backup. Essendo la blockchain così pesante, e considerato che i nostri wallet e transazioni possono dipendere dal funzionamento del nodo, è indispensabile creare dei backup di sicurezza di tutti i contenuti del server.
Naturalmente una volta che una transazione è confermata il destino del nodo non compromette la sicurezza dei nostri Bitcoin.

Al momento Umbrel non dispone di una app di backup ufficiale, lacuna non da poco e che a detta degli sviluppatori verrà presto colmata.
Personalmente, in tre anni di gestione di un nodo su Umbrel, non ho mai avuto alcun problema che richiedesse una copia di backup.

Essendo Umbrel basato sulla distribuzione Debian del sistema operativo Linux, i metodi di backup sono gli stessi di Linux. Per chi però ha sempre usato Mac o Windows, l’ambiente Linux è piuttosto ostico all’inizio in quando non offre soluzioni ‘all in one’ dove basta premere un pulsante.

La strategia raccomandata è quella di avere due backup, effettuati con due metodi diversi e su due distinti drive esterni:

  • Un clone del drive, effettuabile su disco di dimensioni identiche all’originale con strumenti come Clonezilla, Rescuezilla o Foxclone (tutti gratuiti). In questo caso se ci sono problemi basta clonare il backup in direzione opposta, sulla copia compromessa presente sulla macchina principale.
    Questo metodo funziona perfettamente ma solo se la copia viene ripristinata su quella specifica macchina (o su una identica), in quanto il sistema operativo contiene driver e pacchetti software dedicati che su un altro pc non funzionerebbero correttamente.
  • Una copia della cartella /home/USERNAME/umbrel (di default è /home/umbrel/umbrel) che contiene tutti i dati del nostro Umbrel: app, blockchain e impostazioni. In questo modo se qualcosa va storto possiamo reinstallare Umbrel da zero e poi reintegrare questa cartella per ripristinare rapidamente il nostro server e nodo.
    Va ricordato che Linux usa il filesystem Ext4, e quindi il backup va fatto su drive formattato in questo formato. Esistono centinaia di guide tecniche dedicate a Linux che spiegano come effettuare via terminal un backup di questo tipo. E’ comunque utile avere un minimo di dimestichezza con Linux e i suoi comandi fondamentali.
In Umbrel il terminal si apre dalle impostazioni, cliccando ‘Impostazioni Avanzate’ e poi ‘Terminal’.

E’ importante imparare a gestire almeno le basi dei sistemi operativi Linux. Tra le cose fondamentali da conoscere abbiamo la struttura delle directory, i comandi principali e, come visto, i metodi per effettuare un backup efficace.

Conclusioni:Gestire un nodo Bitcoin non solo è utile e importante per tutti i motivi che abbiamo discusso, ma è anche estremamente appagante.

Considerata la barriera veramente minuscola sa scavalcare per diventare un node operator, è difficile non essere tentati di mettere questo piccolo progetto in cima alla lista delle cose da fare.

Non c’è bisogno di capire tutto subito, è un percorso da affrontare un poco per volta. Nel tempo questo piccolo sforzo potrebbe ripagare noi, e Bitcoin, in maniera esponenziale sull’investimento fatto.

Risorse correlate:

Cos’è Bitcoin, Come Funziona, i Vantaggi, i Limiti, Cosa Permette di Fare e Perché è Importante
Come Investire in Bitcoin e Criptovalute e Strutturare un Portfolio – Principi – Gestione – Esempi
Come Comprare Bitcoin e Custodirlo al Sicuro in un Wallet Hardware per Criptovalute
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