Chi si avvicina per la prima volta al mondo delle criptovalute si trova spesso a commettere piccole ingenuità che possono costare molto care.
E’ quindi importante proteggersi avendo le idee chiare da subito, sia per assicurarsi un’esperienza entusiasmante sin dai primi passi con le cripto, sia per evitare che a causa di una brutta esperienza si finisca col rinunciare per sempre alle grandi opportunità messe a disposizione da queste nuove tecnologie.
Siccome la conoscenza è potere, scoprire alcuni semplici accorgimenti ci permetterà di non cadere nelle più tipiche insidie e non scottarci inutilmente.
Ecco quindi la lista dei dieci errori da evitare per partire col piede giusto.
Punti Chiave:
Se stai iniziando e sei all’asciutto di esperienza con le criptovalute, investire qualche minuto a documentarti ti farà risparmiare errori che vedo commettere tutti i giorni a caro prezzo.
L’errore principale è sottovalutare le informazioni che è necessario conoscere, e partire senza una adeguata comprensione degli elementi fondamentali.
In sintesi: studia cosa sono e come funzionano exchange, wallet, blockchain e network. Parti in piccolo e crea un piano di azione in base ai tuoi obiettivi. E non mettere in gioco soldi che non puoi permetterti di perdere.
Qui puoi scaricare questa guida in formato PDF:
1 Agire Prima di Aver Studiato:Per iniziare a muoversi nel mondo delle criptovalute servono semplicemente due elementi: un conto in un exchange in cui scambiare euro con le criptovalute desiderate, e un portafoglio (wallet) personale in cui trasferirle. Tutto qui.
Questi due elementi però richiedono tempo e attenzione, perché vanno scelti con cognizione di causa. E’ facile farsi prendere dall’entusiasmo e tuffarsi nel primo sito in cui ci si imbatte, col rischio di sprecare tempo, energie e nel peggiore dei casi anche soldi nel posto sbagliato.
Soluzione: dedicare almeno qualche settimana a fare ricerca su come funzionano le criptovalute, gli exchange, gli indirizzi e i portafogli. I passaggi sono pochi e semplici, ma vanno compresi a fondo: l’iscrizione a un exchange, il deposito di euro, l’acquisto della criptovaluta desiderata, la creazione di un wallet, l’identificazione dell’indirizzo a cui ricevere la criptovaluta acquistata, il prelievo (trasferimento) delle monete comprate dall’exchange al proprio portafoglio, e la protezione delle chiavi del portafoglio.
In questo ambiente è molto utile, se non essenziale, avere una conoscenza dignitosa della lingua inglese o almeno dei termini più utilizzati, per evitare di perdersi dopo poche righe di lettura. Per questo motivo ho preparato un glossario grazie al quale è possibile familiarizzare rapidamente con i concetti fondamentali.
Il fatto è che in italiano non c’è molto, e quello che c’è gira intorno a una manciata di piattaforme super pubblicizzate che però non sono necessariamente il posto migliore da cui partire.
Per garantire trasparenza e qualità dei contenuti AssistenzaCriptovalute.it non accetta sponsorizzazioni e non pubblica guide, articoli o recensioni dietro compenso e su richiesta di terzi.
Una buona pratica è quella di leggere diverse recensioni, e soprattutto andare a verificare su Google Play o Apple Store il numero di download, i commenti e i voti di veri utenti che hanno avuto a che fare coi servizi/app che stiamo valutando se utilizzare o meno. Per chi ha tempo da investire il modo di procedere con la ricerca è usare Google, inserendo parole come ‘recensione exchange criptovalute’, ‘recensione portafoglio criptovalute’ o ‘recensione wallet criptovalute’ e approfondendo vari risultati.
Facendo la premessa che anche su questi dovremo andare a documentarci prima di decidere se fanno al caso nostro, per chi ha poco tempo a mio avviso tra i migliori strumenti per iniziare abbiamo:
- Per quanto riguarda gli exchange, Kraken, basato negli USA, considerato da molti l’exchange più sicuro al mondo. Ha una interfaccia semplicissima e in italiano, e si distingue per la totale trasparenza sulle tariffe e l’ottimo customer service.
- Per quanto riguarda i wallet, tra i più indicati per cominciare c’è Exodus, un portafoglio multivaluta disponibile per desktop e smartphone, con un design intuitivo, un alto grado di sicurezza e la possibilità di accoppiare anche un wallet hardware per raggiungere il 100% di protezione.
Unica pecca, non ha interfaccia in italiano. Ma studiando i termini fondamentali, come send, receive, address, backup e seed phrase, si può interagire lo stesso senza alcuna fatica.
Se invece non riusciamo a fare a meno di avere tutto in italiano, allora un’ottima alternativa è Trust Wallet, un valido portafoglio che supporta centinaia di cripto diverse e decine di blockchain.
Unico limite, esiste solo in versione smartphone, cosa che non lo rende allineato con i massimi livelli di sicurezza.
Una volta scelti questi due elementi, ci si iscrive all’exchange, si scarica il wallet, e si può procedere col primo acquisto. L’ideale è partire con una cifra minima e muovere i primi passi con la serenità di poter sbagliare senza fare danni.
Nella maggior parte degli exchange si può partire con acquisti minimi di 10-15 euro, depositabili istantaneamente con carta di credito, e trasferire monete come ADA, XRP o lo stesso Bitcoin al costo di meno di un euro.
Non appena ci si discosta dalle monete più quotate, anche nello scegliere cosa acquistare è imprescindibile procedere con prudenza, documentarsi, ed effettuare una serie di verifiche preventive su ciascuna cripto di nostro interesse.
Capiamo quindi che, considerati i numerosi livelli da gestire, e i modi in cui si intersecano e sovrappongono, per chi inizia la regola fondamentale è quella di non complicare troppo le cose. Partire con un exchange, un wallet, un indirizzo, una cripto e qualche decina di euro, sarà il modo migliore di acquisire dimestichezza coi vari passaggi senza stressarsi.
Nei due articoli dedicati che appaiono sul Blog di Assistenza Criptovalute troviamo una guida completa e dettagliata su come iscriversi a un exchange per fare un primo acquisto, e come utilizzare un wallet per conservare le nostre prime criptovalute con facilità.
Per concludere, sebbene all’inizio potrebbe non essere la nostra principale preoccupazione, è un’ottima idea comprendere anche come funziona il percorso inverso, ovvero trasferire criptovalute su exchange per venderle e incassare euro sul nostro conto corrente, come spiegato in questa guida.
2 Sottovalutare L’Importanza di Proteggere Seed e Chiavi Private:Sono le stringhe di testo o la frase mnemonica che i wallet usano per accedere ai nostri fondi.
E’ incredibile quanti detentori di criptovalute, anche esperti, finiscano in qualche modo col perdere le proprie monete. Basti dire che il 20% di tutti i Bitcoin esistenti è perso per sempre a causa di una gestione superficiale di portafogli e chiavi: parliamo di decine di miliardi di euro.
E’ il prezzo da pagare per la sicurezza assoluta garantita dalla tecnologia. Difatti, per via di come funziona la blockchain, perdere le chiavi private equivale a smarrire un portafoglio in mare aperto: non lo rivediamo più.
Quindi se da una parte le criptovalute ci danno piena libertà gestionale dei nostri fondi, in quanto nessuno ci può bloccare, controllare, limitare o vincolare da nessun punto di vista (chi hai mai provato a prelevare qualche migliaio di euro dei suoi soldi dal proprio conto corrente, sa di cosa parlo), dall’altra diventiamo noi la banca di noi stessi, con tutte le responsabilità del caso.
Le chiavi sono l’elemento principale del pieno controllo del nostro patrimonio: salvarle come file di testo sul nostro pc, o su una chiavetta usb, o anche in un file criptato, non sono soluzioni sicure a sufficienza.
Soluzione: tenere al sicuro criptovalute (ed NFT) si basa su una catena di Best Practices. In sintesi, la protezione delle chiavi private richiede due passaggi. Il primo è l’utilizzo di un portafoglio che sia il più sicuro possibile quando facciamo transazioni, le quali, siccome avvengono online, sono vulnerabili a tutte le compromissioni che si possono verificare in rete.
Gli hardware wallet, essendo portafogli elettronici fisici, risolvono brillantemente questa vulnerabilità: difatti ci permettono di validare le transazioni premendo dei pulsanti veri e propri su un dispositivo simile a una chiavetta usb, in modo che non sia possibile per un hacker procedere con transazioni non confermate da noi in questo modo. Inoltre le chiavi sono sigillate al loro interno e non vengono mai esposte, neanche quando siamo online.
Considerato che garantiscono così tanta sicurezza aggiuntiva, non comprarne uno per risparmiare qualche decina di euro sarebbe una grande ingenuità.
Il secondo è la pianificazione di una strategia di salvaguardia delle proprie chiavi. Infatti, anche se abbiamo un wallet hardware fisico, se ne perdiamo le chiavi (o più genericamente la seed phrase o frase mnemonica che ci permette di ricrearle), è come se perdessimo la password di avvio di un computer.
Il computer è lì, ma non possiamo più farci niente. E allo stesso tempo, se qualcuno trova la password, potrà fare ciò che vuole del nostro computer.
Di conseguenza, oltre ovviamente alla regola fondamentale di non condividere con nessuno le chiavi/seed phrase, il metodo raccomandato è il seguente.
La maggior parte dei wallet non ci mostra le chiavi vere e proprie, ma per praticità solo la frase mnemonica o seed phrase che le rappresenta, la quale è costituita da 12 o 24 parole inglesi. Questa serie di parole viene mostrata una volta sola al momento della creazione del wallet, ed essendo l’equivalente di tutte le nostre chiavi, è l’elemento fondamentale da proteggere.
Infatti anche se dovesse rompersi il portafoglio hardware, o il pc o lo smartphone in cui abbiamo scaricato un wallet sotto forma di programma o applicazione, con questa frase possiamo ricreare un portafoglio identico e accedere di nuovo ai nostri fondi.
Per questo motivo dobbiamo tutelarla il più possibile: innanzitutto annotando con cura le parole su carta e ricontrollandole più volte, poi evitando di farne copie digitali e infine creandone tre duplicati cartacei, da mettere al sicuro in tre luoghi diversi, inaccessibili da estranei.
Ormai ci è chiaro che chiunque dovesse venirne in possesso potrà ricreare il nostro portafoglio e spostare altrove i fondi nell’arco di pochi minuti.
Come approfondiremo parlando di truffe, la frode più ricorrente in assoluto è paradossalmente quella perpetrata da chi candidamente ci chiede le chiavi private fingendo di essere un operatore di qualche tipo e di averne bisogno per aiutarci.
Purtroppo accade spessissimo perché in molti ancora non hanno chiaro questo punto, che non ripeterò mai a sufficienza: chiunque ci chieda le chiavi private o la frase mnemonica, non importa chi sembri essere, non importa in quale circostanza, sta cercando di truffarci.
3 Raccontare dei Propri Guadagni Stratosferici:O peggio ancora fare gli sbruffoni sui social media. E’ un errore madornale, perché equivale ad andare in una piazza gremita e gridare a gran voce che si conserva in casa una fortuna.
La persona sbagliata a cui giunga tale informazione, anche in modo accidentale, potrebbe prenderci di mira per ottenere le nostre chiavi private con la forza, proprio come un malintenzionato potrebbe farci visita per sottrarci del contante o dell’oro.
L’altra ragione per cui non raccontare dettagli neanche ad amici e parenti è che se col nostro entusiasmo diamo la sensazione di stare incentivando a investire, e, vista la volatilità del mercato, i loro soldi dovessero poi finire per dimezzarsi nell’arco di due settimane (come può verosimilmente accadere), possiamo stare certi che ci verranno a cercare.
Una cosa (tra l’altro giusta e importante) è condividere le proprie idee sull’universo cripto e il potenziale della tecnologia. Un’altra è, invece di informare responsabilmente, cercare di ‘indottrinare’ chi ci ascolta.
Soluzione: ufficialmente noi possediamo, a vita, zero criptovalute. Quanti dei nostri amici sanno quanto abbiamo in banca? E allora perché dovrebbero sapere quante cripto abbiamo?
4 Lasciare le Criptovalute in un Exchange:Finché le nostre criptovalute non sono in un wallet privato di cui deteniamo le chiavi, non sono davvero nostre.
C’è un detto molto diffuso che rende l’idea: ‘not your keys, not your coins’, ovvero ‘non sono tue le chiavi, non sono tue le monete’.
Finché rimangono in un exchange, sono dell’exchange, e noi possiamo semplicemente accedervi con le nostre credenziali. Quando va tutto bene. Ma è già successo che una piattaforma sparisca da un giorno all’altro lasciando a bocca asciutta i suoi clienti, come il clamoroso fallimento di FTX di Novembre 2022 ha dimostrato.
Soluzione: valutare il rapporto rischi/benefici. Un exchange affidabile non andrà a gambe all’aria tanto facilmente, è assicurato contro attacchi informatici, e su molte valute fornisce interessi sostanziosi a chi le lascia in loro custodia.
Ma, come detto, in questo caso non siamo davvero in possesso delle cripto acquistate. Solo averle nel nostro wallet significa che ne abbiamo pieno controllo. E uno dei principi alla base della filosofia di Bitcoin è l’eliminazione degli intermediari, cosa che gli exchange centralizzati costituiscono.
Possiamo quindi stabilire, in base alla nostra strategia e obiettivi, cosa è meglio per noi. L’assenza totale di rischi non è possibile.
Se rimaniamo su un exchange almeno facciamolo non per pigrizia o superficialità ma perché gli incentivi sono così invitanti che vale la pena rischiare. Se conserviamo tutto in un nostro wallet allora ricordiamo che il prezzo del diventare la banca di noi stessi è che se va storto qualcosa non c’è nessuno a cui possiamo appellarci per recuperare le monete.
5 Inviare una Criptovaluta a Blockchain o Indirizzo Sbagliati:Questo errore è molto comune e ci sono ogni giorno centinaia di casi del genere documentati online. E’ anche la situazione per cui vengo contattato più di frequente, anche se raramente si può fare qualcosa. Si ricollega al primo errore: agire prima di aver chiaro cosa si sta facendo.
Semplicemente, la maggior parte delle criptovalute esiste su una propria e distinta blockchain, che è il registro su cui vengono salvate le transazioni che ne attestano la proprietà. Ciascuna blockchain utilizza e riconosce esclusivamente indirizzi nel proprio formato.
Quindi se possediamo sia Bitcoin che Ethereum e per errore durante una transazione mandiamo i Bitcoin all’indirizzo di Ethereum, quei Bitcoin sono persi per sempre, perché la blockchain di Ethereum non interagisce con quel tipo di indirizzo.
Il motivo è che per via di come funziona la blockchain, ogni transazione, una volta che viene eseguita e confermata, non può essere annullata, è irreversibile e scolpita per sempre nel suo registro decentralizzato e distribuito nel mondo in migliaia di copie.
Per fortuna oggi la maggior parte dei software segnala automaticamente se un indirizzo non corrisponde alla criptovaluta in questione, ma questo non ci tutela dalle varianti di questo errore: usare un indirizzo corretto o compatibile ma che punta verso un diverso network, oppure usare un indirizzo della blockchain corretta ma con degli errori di sintassi o con anche un solo simbolo aggiunto o mancante o errato.
Soluzione: per prima cosa dobbiamo assicurarci che, anche nel caso di criptovaluta e indirizzo esatti, il network di prelievo e quello di ricezione coincidano. Il motivo è che molte monete esistono su più reti, e, in particolare movimentando tra exchange, spesso troviamo diverse opzioni di prelievo che possono indurre in errore, come approfondito in questo articolo dedicato alle differenze tra le varie criptovalute, token e network.
Poi è fondamentale verificare che l’indirizzo che inseriamo nel portafoglio o nell’exchange da cui preleviamo sia perfettamente identico a quello fornitoci dal portafoglio di ricezione.
Per questo il famoso ‘copia/incolla’ è la soluzione più affidabile, anche se una attenta verifica manuale successiva all’incollaggio è l’unico modo di avere la certezza assoluta di non sbagliare. Altro piccolo consiglio: per copiare e incollare disattiviamo l’autocorrezione nei software di testo, perché potremmo trovarci con delle brutte sorprese. Personalmente conservo i miei indirizzi in file di testo in formato ‘plain text’, solo testo.
Infine, una pratica molto intelligente è quella di fare una transazione di prova. Se ho comprato 100 ADA (Cardano) spendendo 100 euro, e la tariffa di prelievo è di 1 ADA, posso mandare prima 5 ADA e vedere se arrivano, e solo successivamente inviare il resto.
Avrò speso un poco di più ma sarò certo che la seconda transazione arriverà a destinazione. Questa procedura deve però tenere conto delle tariffe di prelievo, che per certe cripto può essere anche di una decina di euro, e inoltre della quota minima di prelievo. Entrambi questi parametri variano non solo in base alla criptovaluta in questione, ma anche da exchange a exchange (altra cosa su cui fare ricerca prima di scegliere dove creare un account, perché alcuni siti sono nettamente più cari).
Per quanto riguarda i token precisiamo che questi sono monete che esistono su una blockchain di appoggio: i più comuni sono gli ERC20 e consistono di tutte le criptovalute che sono state create sulla blockchain di Ethereum. Questo comporta che condividono con Ethereum lo stesso indirizzo. Una volta che abbiamo il nostro indirizzo Ethereum possiamo inviare a quello tutti gli ERC20 token che acquistiamo, come ad esempio Chainlink o Uniswap.
E’ una delle prime domande che ci si pone e questa è la risposta: si, compriamo ETH (Ethereum) o qualsiasi ERC20 token, e lo inviamo sempre allo stesso indirizzo. A patto di essere certi di aver inviato sul network di Ethereum, il portafoglio riconoscerà automaticamente quale token è stato inviato (per sicurezza verifichiamo comunque che sia un token supportato dal wallet specifico).
6 Non Capire le Basi di Finanza e Mercati:Le basi dell’economia sono semplici, ma vanno capite. E’ la solita legge della domanda e dell’offerta. Le criptovalute hanno valore solo perché molte persone ne riconoscono l’utilità e le vogliono possedere: questa è la domanda.
Il prezzo sale perché ce n’è una quantità limitata che non soddisfa completamente la domanda: questa quantità è l’offerta. Se anche 8 miliardi di persone volessero comprare 1000 Bitcoin a testa, ma esistessero infiniti Bitcoin, il loro valore sarebbe zero. Se ci fosse un solo Bitcoin ma non lo volesse nessuno, il suo valore sarebbe di nuovo zero.
Invece esistono solo 21 milioni di Bitcoin. Questo li rende scarsi, perché a quanto pare sempre più persone ne vogliono un po’, e quindi con l’accelerazione della richiesta il prezzo sale. Siccome la loro disponibilità è fissa, e quindi l’offerta non muta (mancano in realtà 2 milioni di pezzi da coniare nei prossimi cento anni, ma sto semplificando di proposito per non mettere troppa carne al fuoco), quando il prezzo scende è solo perché in quel momento è calata la domanda.
Poi c’è il discorso fondamentale della capitalizzazione di mercato, che consiste nel valore complessivo di tutte le monete di una certa criptovaluta.
Con 19 milioni di Bitcoin attualmente in circolo, al prezzo di 40.000 euro l’uno la sua capitalizzazione è di circa 750 miliardi di euro. Di Dogecoin invece ne esistono 130 miliardi, e al prezzo di 20 centesimi l’uno la capitalizzazione è di 26 miliardi di euro.
Questo significa che se Dogecoin arrivasse a valere anche solo 6 euro, avrebbe superato, con 780 miliardi complessivi, la capitalizzazione di Bitcoin. Questo è altamente improbabile.
Eppure c’è chi ha investito tutti i propri risparmi quando Dogecoin era a 60 centesimi, convinto di diventare miliardario perché immaginava che un singolo Dogecoin potesse arrivare a valere 10 o anche 100 euro, visto che Bitcoin ha superato di gran lunga queste cifre.
Non capendo la capitalizzazione, non sa che il prezzo per diversi anni non potrà andare molto oltre gli 1 o 2 euro nella migliore delle ipotesi, e anzi è molto probabile che possa calare nel breve termine, considerato che ha già realizzato notevoli aumenti in tempi ristretti.
Quindi la regola numero uno è che il prezzo nominale di una criptovaluta non indica quasi niente. E’ la sua capitalizzazione che ci indica se è cara o meno, e che potenziale ha.
Anche se abbiamo comprato un milione di Shiba Inu per pochi euro, se questa cripto è già tra le dieci valute più importanti per capitalizzazione, difficilmente salirà di molto oltre il valore corrente, e sicuramente non farà un x1000 come assurdamente molti YouTuber con decine di migliaia di iscritti sostengono.
Soluzione: assicurarsi, prima di scegliere quale cripto comprare, di capire come funziona la politica economica di quella moneta (tokenomics), la sua utilità (i problemi che risolve), i motivi per cui la si sta comprando, e le proprie aspettative. E poi avere pazienza. I mercati non si evolvono in una settimana, ma in anni.
7 Investire Soldi che non ci si può Permettere di Perdere:Per quanto le criptovalute siano un investimento molto promettente, sono anche estremamente rischiose. Nei prossimi anni vedranno, parallelamente a un’adozione sempre più estesa che le farà crescere vertiginosamente, anche una sempre più stringente regolamentazione, che non necessariamente sarà un male ma che potrebbe portare a esiti imprevedibili.
Neanche gli investitori più esperti sanno cosa succederà. Anche se le premesse ci sono tutte e il potenziale è fantastico, si tratta di un mercato ancora troppo piccolo e troppo giovane perché si possa prevedere con precisione dove andrà a parare.
Per quanto riguarda le oscillazioni di prezzo (la cosidetta volatilità), più è breve la finestra temporale che consideriamo, più l’incertezza è grande.
Infatti sul lungo termine per ora le criptovalute non hanno fatto che crescere. Ma nel breve termine hanno avuto anche tormentate fasi di mercato in ribasso.
Un paio di esempi: Ripple (XRP) dal picco di 2,85 euro del 2018 al minimo di 10 centesimi del 2020 ha perso il 97%(!) del suo valore prima di iniziare a riprendersi col ciclo di mercato successivo. Cardano (ADA) dai 2,6 euro di Settembre 2021 ai 23 centesimi di Gennaio 2023 ha perso il 91%.
E parliamo di due progetti da anni saldamente nella top 10!
Soluzione: per tutti questi motivi è altamente raccomandabile non investire soldi che non ci si può permettere di perdere, non investire più di una piccola frazione del proprio patrimonio e soprattutto in nessuna circostanza investire soldi presi in prestito.
8 Non Avere un Piano:Come in ogni aspetto della vita, non c’è vento a favore del marinaio che non sa dove andare. In parole semplici, è indispensabile stabilire in maniera precisa quali sono i nostri obiettivi.
C’è chi inizia questa avventura impulsivamente, perché ha sentito della possibilità di grandi guadagni e quindi ci si tuffa dentro in fretta e furia, senza pensare troppo.
Voler fare soldi in fretta, o in generale ottenere risultati in fretta, in qualsiasi campo, è un errore colossale.
Un paio di numeri: il 95% dei traders (chi compra e vende settimanalmente o anche giornalmente, speculando sulle oscillazioni di prezzo) perde soldi invece di guadagnarli. Bitcoin però ha avuto in 12 anni un rialzo medio del 200% all’anno.
Conclusione? Invece di affannarsi a cercare di diventare ricchi in un attimo, correndo rischi enormi e facendo cose che non si capiscono, la strategia più produttiva, a risultato pressoché garantito, nonché estremamente meno stressante, è finora stata quella di scegliere cosa acquistare, aspettare un buon momento per entrare nel mercato, e poi non toccare niente per un lungo periodo.
Esattamente l’opposto di quello che fanno la maggior parte dei neofiti (e non solo), che per comprare aspettano il picco del mercato quando tutti sono euforici e irrazionalmente illusi che il prezzo non farà che continuare a salire, e poi alla prima mega correzione vendono tutto in preda al panico, al prezzo più basso, solo per poi vedere i prezzi riprendere a salire.
Il 55% di ‘correzione’ di Aprile/Maggio 2021 ne è un esempio perfetto. Investitori al dettaglio hanno comprato Bitcoin a 54.000 euro il 14 Aprile e lo hanno venduto a 25.000 un mese dopo.
Soluzione: banalmente, avere un piano. Innanzitutto chiedersi perché ci si sta avvicinando alle criptovalute. E’ solo per una prospettiva di guadagno o perché si capisce il potenziale trasformativo di queste nuove tecnologie che cambieranno il mondo in meglio, e si vuole essere parte della rivoluzione?
Poi, stabilire in anticipo cosa si farà, che intenzioni si hanno, quanto comprare e come, quanto a lungo conservare le criptomonete, quando e quanto vendere e come: ad esempio entrare nel mercato acquistando a scaglioni e investendo una stessa somma a più riprese (in modo da ammortizzare nel bene e nel male le imprevedibili oscillazioni di prezzo), e pianificando lo stesso approccio nel momento in cui si decide di uscire dal mercato (in quanto è quasi impossibile valutare il momento esatto del picco di mercato e uscire quindi nel momento più profittevole).
Altra regola essenziale è quella di diversificare e non porre tutto il proprio capitale in un sola cripto, in modo da minimizzare eventuali danni. Gestire un portfolio di investimento di al massimo 8-10 criptovalute pare essere la soluzione più equilibrata.
Per concludere, il piano più semplice e redditizio? Avere pazienza.
9 Agire sulla Base di Forti Emozioni:Tutti i mercati del mondo raccontano una storia sola, la storia delle emozioni delle persone che hanno comprato e venduto.
L’essere umano è una creatura affascinante: agisce irrazionalmente, in preda ai flussi di emozioni che lo travolgono, e poi razionalizza raccontandosi, a posteriori, una storia che giustifichi i suoi comportamenti.
Le due emozioni fondamentali che governano le persone, e quindi i mercati, sono avidità e paura, come accennato prima. Queste emozioni sono così potenti che per essere investitori di successo basterebbe riuscire a fare esattamente il contrario di quello che fanno le masse.
Non a caso il paradosso è che il momento migliore per comprare è quando tutti hanno paura (prezzi bassi perché siccome nessuno compra c’è poca domanda) e quello peggiore è quando tutti sono euforici e si sentono inarrestabili (prezzi alti perché quando tutti comprano la domanda è ai massimi livelli).
Il motivo per cui è così è semplice: nei momenti di euforia in tantissimi comprano e i prezzi salgono alle stelle, a livelli insostenibili che non riflettono più il valore ragionevole di quel bene, e quindi sono destinati a crollare. Nei momenti di paura di massa la maggioranza degli investitori vende in preda al panico, e quindi i prezzi collassano al di sotto del valore ragionevole di quella specifica cripto, che quindi è sul punto di risalire.
Quando siamo presi dalla famigerata FOMO (Fear of missing out, timore di perdere un’occasione, che è uno degli aspetti dell’euforia incontrollata), ricordiamoci che il grosso dei soldi con le criptovalute è già stato fatto.
Se anche Bitcoin arrivasse a un milione di euro nei prossimi decenni, avrà fatto un x20, x30 dalla posizione attuale. Ricordiamo che nel 2010 Bitcoin valeva 0.1 euro, e se in qualche anno arriverà come in molti sostengono a 100.000 euro, significa che ha realizzato un x1.000.000 dalla posizione iniziale. Cioè ha già dato guadagni irripetibili.
Chi nel 2010 ha investito un euro in Bitcoin oggi ha un milione di euro. Aspettarsi che alcune Altcoin (cripto alternative a Bitcoin) possano fare lo stesso è piuttosto imprudente, e investire grosse quantità di denaro su Altcoin che sono al di là della top 100 è essenzialmente gioco d’azzardo.
Soluzione: rendersi conto che la cosa più difficile è conoscere se stessi, e la seconda cosa più difficile è controllare se stessi. A quel punto si capisce che è importante lavorare costantemente sulla propria impulsività e punti deboli, facendo formazione, e migliorandosi costantemente.
10 Fare Quello che Dice Qualcun Altro:Questo è un bonus, nel senso che non riguarda solo le criptovalute.
In genere, quando siamo inesperti o insicuri, tendiamo a fidarci di quello che dice un ‘esperto’ e a delegare a questa persona le nostre decisioni, anche importanti.
Mentre questa strategia può avere senso quando si tratta scegliere uno spazzolino da denti, per molte decisioni cruciali della vita diventa la via maestra verso la catastrofe.
Soluzione: il metodo che consiglio è tanto semplice quanto efficace. Siccome nessuno detiene verità assolute, allora il modo migliore per chiarirci le idee e trovare cosa funziona per noi è quello di incrociare fonti diverse, e poi fare la media delle idee che abbiamo scoperto, filtrandole col nostro senso critico per formare una nostra opinione.
Se otto fonti su dieci hanno un certo punto di vista o danno un certo consiglio, allora possiamo valutare se fidarci un poco di più.
Allo stesso tempo dobbiamo avere l’apertura mentale di consultare anche pareri con punti di vista molto diversi tra loro, altrimenti potremmo cadere nella trappola della distorsione cognitiva (bias), che consiste nel rivolgersi inconsciamente solo a chi ci conferma ciò che già avevamo deciso di fare.
Dobbiamo quindi cercare di rimanere lucidi, avere apertura mentale, fare buon uso del pensiero critico, decidere di testa nostra e assumerci la responsabilità delle nostre scelte invece di delegarle a qualcun altro, non importa quanto autorevole.
Conclusioni:
Rimane da discutere un errore fondamentale, probabilmente tra i più importanti da evitare perché estremamente dannoso: cadere vittima di una truffa.
Ne esistono a centinaia e molte sono incredibilmente ingegnose. E’ una questione così vasta che merita uno spazio a sé: ne parliamo approfonditamente in questo articolo dedicato all’argomento.
E’ tutto per questa guida. Spero ti sia di aiuto e ti invito a consultare regolarmente il Blog per ulteriori approfondimenti, usando anche il suo motore di ricerca interno per trovare ciò di cui hai bisogno.
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